Sir Jeffrey Tate alla Fenice e al Malibran

Di Sebastiano Vianello  – Anche quest’anno il grande direttore d’orchestra inglese Sir Jeffrey Tate, premio “Una vita per la musica – 2016”, ci onorerà con due splendide produzioni sinfoniche nei due teatri veneziani. Il feeling tra il direttore e l’orchestra è stato consolidato negli anni sia per la sinfonica che per l’opera, rendendo i due appuntamenti di sicuro piacevole interesse. Queste due produzioni della stagione sinfonica “900 italiano @music.eu”, considerando i programmi, abbracciano 2 secoli di musica con grandi autori di sicura meraviglia. Nel primo concerto, 7 e 9 aprile al teatro La Fenice, saranno eseguite la sinfonia n. 7 in re minore D 759 Incompuita di Franz Schubert (più conosciuta come n. 8 ma rinumerata dopo la revisione del catalogo Deutsch) e la rarissima e bellisima (si trova su YouTube) sinfonia n. 3 op. 63 di Alfredo Casella, un nostro compositore forse, e come accade troppo frequentemente, più rappresentato all’estero che in Italia. Nel secondo concerto, 5 e 7 maggio al teatro Malibran, la sinfonia del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini, le Soires Musicales op. 9 di Benjamin Britten e la sinfonia n. 7 in la maggiore po.92 di Ludwig van Beetoven. Giusto per chiudere con la sinfonia forse più amata dal pubblico. La grande arte di Tate è la sua abilità di comunicare con pochissimi gesti la sua idea artistica consegnando sempre un’interpretazione impeccabile. Medico e musicista alterna i suoi impegni artistici con il sostegno alle persone affette da spina bifida nel Regno Unito come presidente dell’ASBAH (Association for Spina Bifida And Hydrocephalus). Come spesso racconto a chi non frequenta il teatro veneziano, assistere a concerti come questi offre la possibilità non solo di ascoltare dal vivo bellissime musiche di alto valore artistico ed interpretativo, ma anche di vedere come questi suoni vengono generati e armonizzati dalla cultura e dall’abilità personali degli interpreti, sia solisti che nell’insieme. Vedere come certe sfumature vengono realizzate da tutto il lavoro fatto prima e durante l’esecuzione rende l’esperienza unica e che svanisce con l’ultima nota, facendoci cogliere come la musica sia l’arte più astratta in assoluto. Aggiungo, con un pizzico di polemica voluta, che dopo decenni di indigestioni ridondanti barocche e cameristiche in Veneto, ascoltare la grande orchestra, per di più conosciuta e stimata a livello mondiale, permette di provare grandi e nuove emozioni che completano le nostre conoscenze culturali.

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